PAESAGGI E SENTIMENTO
I luoghi forse non esistono….e su questo ci possiamo davvero discutere ma ne sono praticamente certa…perché ciascuno di noi, per una serie di ragioni contingenti e strutturali, vede nei medesimi paesaggi cose diverse, se non addirittura opposte tra loro.
C’è un saggio di Romano Guardini “Holderling e il paesaggio” dove l’autore esordisce sostenendo che ci sono tre modi di designare la parola “paesaggio”. Il primo è, per così dire, oggettivo ed è materia dei geografi che descrivono un insieme di pianure e fiumi, montagne e boschi nella loro specificità. Poiché però (e quasi purtroppo) sul paesaggio interviene l’uomo, modificandolo con la sua attività, ecco introdursi una nuova accezione, su cui indagano storia e geopolitica. Ma queste due definizioni non ci permettono di rispondere a quella domandina…perché uno stesso luogo guardato anche solo da due persone diverse appare a volte tanto dissimile? Perché “a ben vedere, ci si accorge che il paesaggio dell’uomo vivo si trasforma a ogni Stimmung, che esso non è assolutamente qualcosa di saldo, bensì scaturisce costantemente dall’incontro dell’uomo vivo, e cioè in trasformazione, con il mondo, mutando continuamente forma”.
Nel caso poi dell’Holderlin indagato da Guardini si compie un passo ulteriore, di fronte a mirabili prose e poesie che raccontano di fiumi, tramonti e nuvole, il lettore ha sì la sensazione di vedere dei quadri di assoluto nitore, "Appena, però, rifletta più a fondo e si chieda quel che davvero vede, deve rispondere: un tutto in movimento, nel quale la vitalità interiore è ben più forte del fenomeno da afferrare".
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