il piccolo-grande architetto
Se voi dite ai grandi: “Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto”, loro non arrivano ad immaginarsela. Bisogna dire: “Ho visto una casa di centomila lire”, e allora esclamano: “Com’è bella”.
[…] i grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: “Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?”. Ma vi domandano: “Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?”. Allora soltanto credono di conoscerlo.
L’architetto dovrebbe guardare ai bambini come grandi maestri di espressività, veri detentori del GESTO CREATIVO, poiché riescono naturalmente a carpire quella melodia segreta con cui la finitudine umana si apre a ciò che la circonda e riesce così a diventare, e poi creare, arte.
Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi se ne ricordano).
[A. De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe.]
R. B.
Un cane guardando un albero di Natale acceso: "Finalmente hanno messo la luce in bagno"
l' ARCHIMINIMALISTA
Conosce un unico solido: il cubo. Un unico colore: il bianco. Tutto si riduce in un cubo, case, sedie, tavoli, letti; è un cubo anche il water ma con un buco tondo nel mezzo.
Scusi...vuol ballare with me?
Apotropaica contro i malefici, terapeutica contro i malanni del corpo, iniziatica, erotica, nuziale, funebre, propiziatoria, espiatoria, guerresca.
La danza ha assunto nei secoli e nelle civiltà i significati più diversi.
Un'attività per niente frivola, dunque, e antichissima come testimoniano pitture preistoriche di oltre 20.000 anni fa che rappresentano figure mascherate da animali che sembrano danzare riti propiziatori della fertilità o della caccia.
In molte società africane permangono danze che scandiscono i grandi accadimenti nella vita dell'individuo e della società
l'ARCHITRON
Cad, cad solo cad, ancora cad e alla fine....................................Plotter!
Cioccolato nero contro la sindrome da fatica cronica
Un gruppo di ricercatori inglesi della Hull York Medical School ha messo in evidenza un'altra proprietà benefica del cioccolato, purché sia quello "nero". Sembra, infatti, che un quadratino al giorno di cioccolato scuro, ad alto contenuto in cacao, riduca la sensazione di affaticamento in soggetti affetti da sindrome da fatica cronica (SFC): alcuni di loro, dopo un paio di mesi di tale terapia, si sentirebbero pronti a "ripartire" con ritrovata energia.
Lo studio pilota britannico ha valutato gli effetti di 45 grammi al giorno di cioccolato nero o di cioccolato al latte (scurito in modo da non poter essere distinto dal precedente) su due gruppi di pazienti che, a loro insaputa, venivano scambiati dopo due mesi di trattamento e un mese di pausa. Ebbene, i soggetti che per i primi due mesi ricevevano l'alimento nero, conquistavano una sensazione di benessere che, però, scompariva nella seconda fase della ricerca, quando cioè, ignari, assumevano per altri due mesi cioccolato a latte.
presS/Tcard